martedì 2 ottobre 2007

Hommage à la Musique


"Non era bello, non aveva un fisico attraente, ma aveva un modo di sorridere e di sentire la musica quando suonava il violino che riusciva a toccare le corde più sensibili fin nel più profondo dell’anima di chiunque. In lui riconoscevo quel sentimento di traboccante sensazione nel cuore che forse alcuni chiamano “ il sacro fuoco dell’arte”.
Non avrei saputo definire con precisione la sua età, quel viso sulla trentina nel quale brillavano occhi dall’entusiasmo infantile, quella scintilla abbagliante che la musica riusciva ad accendere in lui e che lo rendeva partecipe nell’intensità di quelle corde vibranti, per sentire la Musica in se stessi come il respiro, la gioia che l’essenza originaria della musica infonde anche nelle melodie più struggenti e tristi, la gioia più pura che trascende l’allegria e la tristezza e parla direttamente con l’essenza dell’essere.
Un nome che ricordava la romanità che diversi secoli fa aveva dominato il suo Paese, l’oscuro fascino sinistro della sua terra a Est, ed eccolo lì nel suo pallore, con le borse livide sotto gli occhi e il violino sotto il mento…a prima vista di temperamento mite, ma appena quell’archetto cominciava a danzare tutta la sua grinta veniva fuori sorprendendo ogni ascoltatore.
Una promessa forse fatta a caso: gli avevo chiesto di studiare un pezzo per me, e anche se forse lui non se ne ricordava già più a me piaceva immaginarlo nella sua stanza, da solo nella penombra, dedicarmi senza che io potessi saperlo lunghe ore di musica in lotta appassionata contro il suo violino.
Andavo ad ascoltarlo ogni giorno sul calar della sera: era lui il cuore e la mente di un quartetto di archi che suonava al centro del ponte degli artisti, sulla Senna, nel cuore di Parigi. Mi sedevo sul gradino del marciapiede e cercavo subito il suo sguardo che mi salutava con un onorifica alzata di sopracciglia che comunicava sempre un compiaciuto stupore nel vedermi arrivare ogni volta così, all’improvviso, dal nulla, a portargli un sorriso luminoso come un raggio di sole.
Un attimo dopo il suo sguardo fuggiva da me e chiudendo gli occhi per un istante ritornava nel trasporto della sua musica, e allora anch’io prendevo un bel respiro socchiudendo le palpebre e mi lasciavo inondare da quel fluido penetrante di note che si impossessava di me facendomi esplodere il cuore nel petto.
Non distoglievo lo sguardo da lui neppure per un attimo, anche se a volte l’emozione sempre crescente che lui riusciva a scatenare fin oltre la prigione della mia anima faceva roteare le mie pupille verso l’alto fino a scomparire nell’ombra sotto le palpebre, un piacere sensuale e spirituale allo stesso tempo così intenso da non poter restare ad occhi aperti.
Un fremito ogni tanto mi scuoteva come un brivido di freddo, e abbandonandomi del tutto al fervore carezzevole della melodia seguivo con gli occhi l’estremità dell’archetto disegnare immaginari piccoli cerchi nell’aria e tanti piccoli tagli nel cielo che lentamente sfumava dal rosa pastello del tramonto all’azzurro sempre più profondo della sera, fino a quando non appariva la prima stella che brillava, ne ero sicura, con la stessa luce che portavo per lui in quel momento negli occhi.
Melodie struggenti o appassionate, le sosteneva tutte con un incredibile uragano emotivo, ed io in quel momento non avrei saputo resistergli, schiava e di già completamente posseduta dalla sua musica, era la mia stessa anima, il potere vinto della mia volontà che già gli apparteneva e gli tendeva le catene invisibili legate ai miei polsi perché lui potesse afferrarle.
La mia partenza è arrivata così all’improvviso, l'ho salutato sulla promessa di rivederci alla fine dell’estate, quando lui avrebbe suonato per me il commovente ed estatico brano che gli avevo chiesto con tanta insistenza. Nel momento stesso in cui l'ho salutato pronunciando il suo nome, compiacendomi di sentirne il suono nella bocca e sotto la lingua, mi resi conto che avrei voluto aspettare qualche istante in più per colmare un vuoto che c’era ancora tra noi.
Non sapevo di lui che il suo nome e qualche altro insignificante dettaglio che ero riuscita a rubargli chiacchierando, per lui io ero la passante baudelairiana che spuntava ogni volta senza preavviso come un’apparizione.
Ho sperato con tutta me stessa di poter ritornare nella bella Parigi prima che le giornate di sole che permettevano i concerti all’aperto finissero, ma le mie speranze furono vane e l’inverno arrivò prima di me a raggelare l’aria e a bagnare con le sue piogge insistenti le strade e i tetti della Ville Lumière. Ritornai al ponte, sconsolata, in un giorno di forte vento di metà dicembre per osservare l’asfalto vuoto dove posava il puntale del violoncello e dove quella musica che riempiva tutta l’aria era semplicemente assente, senza aver lasciato alcun segno del suo passaggio.
L’inverno mi sembrava più lungo del previsto, ed era soltanto a metà del suo ostile percorso. Per compensare a quell’aridità desertica che mi era rimasta in fondo all’anima passavo lunghe, lunghissime ore intenta nell’ascolto della musica che ricordavo di avergli sentito suonare o che immaginavo potesse eseguire lì, o lontano non sapevo quanto, ma dove io non potevo di certo sentirlo.
La consapevolezza di aver abbandonato la Musica ritornò a pesarmi come un macigno sulle spalle, forse più forte di quanto non aveva mai fatto, e a poco serviva imparare a memoria paroloni e nomi di autori e opere, a poco serviva allenare incessantemente l’orecchio nell’ascolto e nella conoscenza della musica classica: tutto ciò che rimaneva sui palmi delle mie mani e in fondo al cuore era un penoso e angosciante senso di impotenza, la gioia e l’estasi nelle quali mi lasciavo trasportare durante l’ascolto sfumavano ben presto in un logorante tormento, nel dolore nostalgico dell’esiliato scacciato e tenuto alla larga dalla propria patria.
Sognavo di liberare la voce nelle arie più patetiche o energiche, di muovere le dita incessantemente sulle corde o sui tasti di diversi strumenti e di sentirne le vibrazioni fin nei meandri più profondi e nascosti della carne, ma la mia inettitudine bloccava quella voglia di liberare l’anima nel suo grido primordiale di identità, e tutto ciò che rimaneva era il peso del silenzio imposto, castrante, la mia incapacità di far musica."

7 commenti:

Tarantola ha detto...

Un frammento, uno dei tanti, ritrovato sui miei quaderni di scrittura, risalente a cinque anni fa. Lo dedico a due cari amici violinisti di Parigi: a Livio, ringraziandolo di tutte le volte che ha suonato per me; a Eliad, con i migliori auguri...so che sei diventato un grande musicista, proprio oggi ho letto il tuo nome sul programma di importanti teatri e come solista di famose orchestre, , te lo meriti, continua così!

Tarantola ha detto...

Un altro omaggio alla musica, un brano che per me ha significato molto, il giorno del mio ventisettesimo compleanno.
La prima e unca volta che avevo sentito questa canzone avrò avuto non più di 12 anni, al cinema, e poi l'ho risentita per caso dopo più di 15 anni: mi ha svegliata mentre ero nel bus per tornare a casa dopo un'indimenticabile estate.
Era l'alba e costeggiavamo il mare, non sapevo ancora che la mia vita stava per cambiare, una grossa sorpresa mi attendeva, il giorno del mio compleanno..."A whole new world", un mondo totalmente nuovo...
Grazie a tutti coloro che, quel giorno, lo hanno reso indimenticabile, tutti i miei amici più cari...e poi lui...

http://www.youtube.com/watch?v=BqGTb4ZFAS8#6zIsXOSOlRk

Anonimo ha detto...

HAI CAPITO L'AMORE MIO??????E' ESTASIATA DALLA MUSICA,CHIUDE GLI OCCHI E SI FA TRASPORTARE,SI INEBRIA ETC..ETC...MA!IO PENSO CHE NON E' X LA MUSICA......................................MA E' UNA GRAN POR....ONA!!!!MA LE VOGLIO BENE LO STESSO ;-)

Tarantola ha detto...

In realtà il MAIALE sei sempre e solo tu che vedi la porcaggine anche nell'estasi...dell'anima! :P

Anonimo ha detto...
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Anonimo ha detto...

coin coin coin!!!!!!!!!

^ ^
O O
(oo)

anche un fabrizio puo' arrampicarsi su un albero quando viene trombato da un altro porcello(saarah)

Anonimo ha detto...

http://www.youtube.com/watch?v=_lF0XMCssG0&mode=related&search=Marcel%20Marceau

silenzio musicato.....